Alien: Earth
Titolo originale:
Alien: Earth
Paese: Stati Uniti d’America
Anno: 2025 – in corso
Stagioni: 1
Episodi: 8
Produttore: Christine Lavaf, Chris Lowenstein, Darin McLeod, Kristy Reed
Casa di produzione: 26 Keys Productions, Scott Free Productions, FX Productions
Trasmissione ITA: Disney+
Interpreti e personaggi
Sydney Chandler: Wendy / Marcy Hermit
Alex Lawther: Joe Hermit
Timothy Olyphant: Kirsh
Adrian Edmondson: Atom Eins
Essie Davis: Dame Sylvia
Samuel Blenkin: Boy Kavalier
Babou Ceesay: Kumi Morrow
Adarsh Gourav: Slightly / Aarush Singh
Erana James: Curly
Lily Newmark: Nibs
Jonathan Ajayi: Smee
David Rysdahl: Arthur Sylvia
Diêm Camille: Siberian
Moe Bar-El: Benjamin Rashidi
Kit Young: Tootles / Isaac
di Gabriele Manenti
Una saga dove la “coerenza” è un’illusione.
Alien: Earth è una serie prequel ambientata nel 2120, due anni prima del primo film. La Terra è dominata da corporazioni in lotta per il controllo di nuove tecnologie e forme di vita. La protagonista è Wendy, un ibrido tra umano e sintetico, che si ritrova coinvolta dopo lo schianto di una nave Weyland-Yutani contenente misteriose creature aliene. La trama ruota intorno allo scontro tra ambizione scientifica, interessi corporativi e la minaccia rappresentata dagli xenomorfi, mentre Wendy affronta il dilemma della propria identità e del ruolo dell’umanità di fronte a queste forze.
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Chi segue da anni Alien lo sa bene: la timeline è un labirinto, dal debutto del capolavoro di Ridley Scott fino agli esperimenti di Prometheus e Covenant, la saga ha più volte riscritto sé stessa e con Alien: Earth, i fan si sono di nuovo divisi: c’è chi contesta l’ennesima “riscrittura” del mito degli Xenomorfi.
Ma ha davvero senso indignarsi? La continuity non è mai stata il cuore del franchise la timeline confusa è un problema che c’è sempre stato,
anzi è diventata la norma. Alien era ambientato nel 2122, con la Nostromo ignara dell’esistenza degli Xenomorfi.
Ma già Prometheus (2093) e Covenant (2104) hanno anticipato eventi che sembrano contraddire il film originale ma
con Alien: Earth, la situazione si complica: inizialmente si parlava di un’ambientazione “prima di Prometheus”.
poi lo showrunner della serie, Noah Hawley, ha indicato il 2179, epoca di Aliens per intenderci, e in realtà la storia si colloca nel 2120,
appena due anni prima del film del ’79.
Cronologia portami via.
L’approccio di Hawley: meno fedeltà, più libertà creativa
“Noi pensiamo che Alien abbia una mitologia ricchissima, ma in realtà nei sette film c’è sorprendentemente poco di codificato” ha dichiarato Hawley.
L’obiettivo non è “riparare” la timeline, ma sperimentare. E questo manda in tilt le enciclopedie online dei fan, abituati a incasellare ogni dettaglio nella categoria del “canon”.
La domanda centrale è semplice: conta davvero la fedeltà assoluta, se la storia funziona?
La saga di Alien è sempre stata più un terreno di sperimentazione artistica che una mitologia da manuale.
Cameron trasformò l’horror claustrofobico di Scott in un action bellico.
Fincher osò con l’ambientazione cupa di Alien³.
Jean-Pierre Jeunet portò il franchise su territori visionari in Resurrection.
Alla fine nessuno ha mai seguito davvero una linea coerente, eppure ogni film ha aggiunto un tassello.
Qusta serie va oltre la tradizione e abbiamo le novità più sorprendenti:
Xenomorfi a quattro zampe davvero inquietanti sullo schermo, ne vediamo un nuovo stadio del ciclo vitale
e abbiamo un ibrido synth capace di percepirli.
Una svolta narrativa che amplia le possibilità senza tradirne lo spirito, queste invenzioni non sono incoerenti: sono evoluzioni visive e tematiche, che mantengono viva la tensione e il fascino della saga.
La vera protagonista è l’evoluzione e non le regole.
Alla fine, ciò che ha reso Alien un classico è la capacità di reinventarsi.
Dalla maternità disturbante della Regina fino alle ossessioni dei synth, ogni generazione di registi ha usato lo Xenomorfo come metafora diversa.
Alien: Earth fa lo stesso: non si preoccupa di “preparare” la strada al film del ’79, ma racconta una storia autonoma, inquietante e visivamente potente.
La storia funziona, il resto non conta, forse.

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