Strider: intervista ad Andrea Grassi

Strider: intervista ad Andrea Grassi

di Michela Barotto

D – Ciao Andrea, per rompere il ghiaccio raccontaci qualcosa di te.
R – Mi chiamo Andrea Grassi, sono dell’81 e lavoro nel marketing di un’azienda nel settore dei beni di consumo.
Come molti della mia generazione che si sono poi ritrovati con un’insana passione per il fantasy e la fantascienza ho cominciato a friggermi il cervello fin da piccolo con i cartoni animati giapponesi dei canali secondari e da lì sono passato ai fumetti, ai libri, ai giochi da tavolo ed ai videogiochi. Scrivevo e disegnavo raccontini fin dalle medie, ma non avevo mai pensato prima del 2008 d’impegnarmi in una storia di ampio respiro. L’occasione mi è stata data da una permanenza di un anno in Danimarca; non soddisfatto del lavoro che facevo mi ero trasferito per un buon contratto a termine… e lì è nato Strider, un romanzo per ragazzi ambientato in un mondo selvaggio e diverso dal nostro.

D – Come nasce l’idea dei tuoi romanzi?
R – Tutto è nato quasi per gioco, da vari appunti e disegni. Ad un tratto ho cominciato a collegare troppi elementi ed a rimuginare eccessivamente sulle cose ed allora… beh, ho deciso di provarci. Volevo una storia fantasy che non attingesse da un immaginario classico ma soprattutto la volevo piena zeppa di mostri ed eroi.
Capisco benissimo che la premessa sia, citando Leo Ortolani, “ignurante come una capra di Biella” ma non m’interessava trasmettere chissà quali messaggi formativi, solo trasportare il lettore in un mondo estraneo ma credibile, divertirlo e magari commuoverlo.
Non fraintendermi, non intendo dire che Strider sia raffazzonato o banale: dietro ogni singolo elemento che compone “La Grande Foresta” e “I marchiati di Minharan” ci sono circa venti quaderni di schizzi, appunti, mappe, studi e storyboard.

D – Puoi raccontarci la storia, senza svelare troppo dei romanzi?
R – Strider parla di tre ragazzini costretti ad intraprendere un viaggio che li cambierà radicalmente; è un racconto di eroi, creature mostruose, cospirazioni ed amicizia. Credo che il migliore riassunto che ne abbia fatto finora senza svelare troppo siano i retri di copertina:

Strider: La Grande Foresta
Un tempo vi fu una guerra terribile, un conflitto tra gli uomini… e qualcos’altro. La storia stessa è un susseguirsi d’invasioni e soprusi, ma nessuno era preparato ad affrontare ciò che uscì dalla nebbia che un giorno avvolse il Nord. Da quel momento qualcosa cambiò per sempre, nel mondo e nelle persone. Ma per due ragazzini di quello che potrebbe essere l’ultimo villaggio esistente, la Nebbia Nera ed i guerrieri conosciuti come Strider sono solo vecchie storie… fino a quando un orfano senza alcuna memoria del proprio passato sconvolge le loro vite, perché la Progenie non è solo un ricordo e la guerra… forse non è mai davvero finita.


Strider: i Marchiati di Minharan: La Progenie della Nebbia Nera è tornata. Minharan dev’essere avvertita subito perché nessuno è pronto ad affrontare una nuova guerra e, se non si riuscirà a svelare velocemente il segreto dietro la ricomparsa degli Scorpioni, sarà la fine del mondo. Ma com’è possibile che dal Nord non sia giunto alcun allarme? E dove sono finiti i comandanti dei cinque Clan del Vento? Preda di un destino che striscia verso di loro su artigli chitinosi, Nora e Ian dovranno affrontare nuovi misteri, nuovi pericoli… e prendere una decisione che li cambierà per sempre.

D – Ci sono autori italiani o stranieri da cui trai ispirazione?
R – In realtà non sono un gran lettore di fantasy “puro”: i miei generi preferiti sono la fantascienza e soprattutto l’horror. Tra gli autori moderni adoro il modo di scrivere del Re di nome e di fatto di quest’ultimo genere e mi piacciono moltissimo Douglas Adams, Terry Pratchett, Dan Simmons, George Martin… direi che sono abbastanza banale nei gusti (a chi non piacciono questi giganti?), ma credo che questi signori innanzitutto mi abbiano lasciato molto. Tra gli scrittori italiani, direi invece Ammaniti con i suoi personaggi stralunati, imprevedibili, vivi.

D – Nel definire i tuoi personaggi ti sei ispirato a tue esperienze personali o a persone che hai conosciuto?
R – Domanda da un milione di Euro (posso pagare con l’anima?). La verità è che non so risponderti. Io credo che i miei personaggi siano solo frutto della mia testa, ma penso anche che tutto quello che uno vede, ama ed odia nella propria vita finisca in quello che crea.

D – Quali difficoltà, se ne hai avute, hai incontrato nella scrittura dei tuoi romanzi?
R – Quello che volevo maggiormente era che il mio mondo fosse bizzarro ma che i personaggi che vi si muovevano dentro facessero le proprie scelte seguendo una logica coerente con il loro modo di essere. Le difficoltà maggiori, al di là di tutto, sono sempre state legate al tempo materiale a disposizione: mettere insieme i pezzi di un puzzle di notte o in una pausa pranzo è complesso, sia per la stanchezza sia perché magari sono altri i momenti in cui hai la cosiddetta ispirazione. Chi non è uno scrittore di professione si trova a prendere sempre la propria piccola o grande illuminazione creativa e ad infilarla nel congelatore, per tirarla poi fuori dopo un mese sperando che il gusto sia rimasto intatto.

D – Tra tutti i personaggi che hai creato ce n’è uno preferito o che più ti assomiglia?
R – Beh, ho più simpatia per alcuni e meno per altri ma spero di averli trattati tutti equamente! Mi piace Daron perché è un bacchettone integro fino al midollo ma con forti dubbi, una sorta di Superman con una gran sfiga addosso, il Flautista e Tulipano perché a scrivere di loro mi sono divertito un sacco… tuttavia non posso dire che uno di essi in particolare mi assomigli. Credo ci sia un po’ di me, della parte migliore o peggiore, in tutti loro… salvo che io di base non ammazzo la gente!

D – Da dove nasce la passione per la scrittura?
R – Tendenzialmente insieme a quella per il disegno. Ho sempre scarabocchiato personaggi e scritto brevi racconti, per divertimento o come trame per i giochi di ruolo con i miei amici. Alle medie avevo l’abitudine di scrivere storie lunghe “un quaderno” (non so perché ma nella mia testa bacata quella era esattamente la lunghezza che dovevo raggiungere, a costo di tagliare o sbrodolare più del necessario…) nelle quali i protagonisti erano i miei compagni di classe, trasportati in contesti fantasy o di fantascienza. Erano davvero da ridere a ripensarci… ma ai miei amici piaceva scoprire il proprio ruolo (e spesso la fine gloriosa che avevo riservato loro)!

D – Ci sono progetti letterari nel tuo futuro?
R – “Progetti letterari” sono due paroloni che m’imbarazzano da morire, ma se vuoi sapere cosa ho intenzione di fare prossimamente ti posso dire che vorrei rimanere concentrato su Strider. Ho affidato i primi due libri ad un editor e mi sto organizzando per scrivere la terza parte.

– Grazie per averci dedicato un po’ del tuo tempo, in bocca al lupo per il futuro.
– Grazie a voi per lo spazio dedicatomi, ed a chi ha letto questa chiacchierata!

Entrambi i romanzi sono disponibili in formato ebook e cartaceo su Amazon.it

pubblicato su Fantazone n° 27 – giugno 2014